Il biologico italiano, si sa, ha una grande
vocazione internazionale, la Cina è uno di quei paesi dove può
avere più successo grazie al sempre più crescente interesse da parte dei consumatori
verso prodotti di qualità e dei quali si conoscono origine e qualità
organolettiche. Sebbene il consumatore cinese conosca il logo biologico europeo
associ ad esso l’idea di prodotto effettivamente ad oggi non esiste un accordo
di equivalenza tra Unione Europea e Cina sull’agricoltura biologica. Le aziende
italiane ed europee per poter commercializzare i prodotti in Cina come biologici
devono essere necessariamente certificate anche secondo gli standard cinesi. Per
fare ciò occorre dunque acquisire una certificazione rilasciata da un ente
certificatore autorizzato dal Governo sulla base della legge cinese.
SI tratta di un sistema molto complesso che prevede la certificazione
di tutta la filiera secondo quattro possibili livelli: produzione, processo,
marketing e sistema di gestione. Questo presuppone che l’auditor incaricato sia
cinese e venga spedito in Italia ad effettuare dei controlli aggiuntivi
rispetto a quelli effettuati da CCPB ( Consorzio per il controllo dei prodotti biologici)
Per quanto concerne i prodotti trasformati, almeno il 95%
degli ingredienti biologici di cui si compone il prodotto finito deve essere
certificato secondo la legge cinese, mentre il restante 5% può essere
certificato secondo il Regolamento Ce 834/2007.
Inoltre, non è solo il prodotto finale che deve
necessariamente rispettare le regole cinesi, ma anche tutta la filiera di fornitura,
compresa la produzione primaria. Non tutti i singoli produttori agricoli devono
essere però controllati dall’auditor cinese, ma è sufficiente un controllo a
campione in base alla radice quadrata del numero di fornitori che comunque devono
essere in ogni caso certificati ai sensi della normativa europea. Alle aziende
agricole e alle aziende di trasformazione è richiesto di dimostrare la
conformità dei loro processi produttivi, allegando dove necessario delle
analisi chimiche delle acque, del suolo e dell’aria che forniscano evidenze
oggettive.
Per essere esportati in Cina i prodotti biologici destinati
al consumatore finale devono rispettare le regole di etichettatura cinesi le
quali prevedono l’applicazione del logo con i colori ufficiali e senza
possibilità di utilizzarlo in bianco, nero o loro combinazioni; le regole
cinesi prevedono l’applicazione di appositi stickers sulle
confezioni destinate a questo mercato. Si tratta di etichette riportanti
un codice alfanumerico di 17 numeri diversi per prodotto certificato e per
tipologia di contenitore. In questo modo, si garantisce la tracciabilità della
filiera e l’identificazione dell’organizzazione certificata e dei singoli
lotti.
Senza dubbio un iter complesso e farraginoso che fà si la
maggioranza delle aziende agricole biologiche italiane scelgono volontariamente
di non commercializzare il prodotto fregiandosi della certificazione bio.