La rivoluzione digitale ed il grande numero di player presenti nel web stanno generando importanti cambiamenti nel mondo del vino e anche in quello del Wine Influencer.
Il Wine Influencer è una figura in grado di influenzare il comportamento dei consumatori, generando trend e consacrando di fatto la popolarità o meno di un prodotto.
In passato, i Wine Influencer sono stati figure collegate a questo settore per ragioni professionali riconosciute a livello internazionale come voci “competenti”, ad esempio la Master of Wine Jancis Robinson o il giornalista Robert Parker.
I punteggi dei Wine Influencer (es. Parker) hanno contribuito a far salire il prezzo di vendita e ad aumentare la notorietà di alcuni brand. Questo è stato per anni il sistema di rating più diffuso e riconosciuto a livello internazionale.
Oggi assistiamo ad nuovo trend, in cui i consumatori, e soprattutto la generazione dei millennials, si affida sempre di più alle valutazioni generate dai consumatori stessi, i quali alimentano attraverso il web una catena di comunicazione e di scambi continui.
Un esempio fra tutti viene dalla App Vivino. Con un sistema facile ed intuitivo (basta scansionare le etichette delle bottiglie) si può accedere alle valutazioni di altri consumatori e aggiungere la propria. Il successo di Vivino ha fatto sì che venga utilizzato da oltre 23 milioni di utenti per oltre 10 milioni di vini valutati.
Questi risultati rappresentano i bisogni dei nuovi consumatori: non importa sapere se un brand è famoso, basta sapere che il vino sia considerato buono da un certo numero di persone.
Il grande vantaggio di questo sistema di valutazione è che in soli 4 anni sono stati oggetto di degustazione e analisi 1,4 milioni di tipologie di vino. Il database è più grande di qualsiasi altro mai esistito e nessun altro sistema di classificazione ha una così ampia varietà di assortimento.
Molti prodotti esistenti non sono mai arrivati, per vari motivi, ai critici “ufficiali”. Attraverso la rete i consumatori possono porre al centro dell’attenzione un qualunque tipo di vino, purché lo considerino interessante. Questo fenomeno rende democratico e trasversale il sistema di rating dei vini.
Il metodo di valutazione di APP come Vivino si basa su una classificazione a cinque stelle, con la possibilità di attribuire una stella intermedia, in cui i consumatori dopo la degustazione esprimono un giudizio. Ciò significa che il sistema di valutazione è basato su 9 livelli diversi per valutare I i vini in tutto il mondo, in contrapposizione con il sistema di valutazione a 100 punti.
Un algoritmo paragona il rating dei consumatori con quello degli esperti di vino, generando la tabella che segue.
Una perplessità generale è generata dalla professionalità dei degustatori. Ogni consumatore ha i propri gusti personali e la propria storia nell’assaggiare i vini. Si può davvero paragonare qualcuno che ha assaggiato 20 vini totali con Robert Parker che ne ha assaggiati migliaia? Senza considerare che la percezione di un vino, in mancanza un background in grado di dare dei parametri di valutazione univoci, cambia da un utente all’altro e non ha lo stesso valore. Di conseguenza, il calcolo della media dei voti dei singoli, senza tener conto delle loro capacità di valutare un vino e i loro gusti, può essere dubbio e portare a risultati molto casuali.
Non può sfuggire che il rischio di questo processo di “democratizzazione” sia che gli utenti tendano a sovrastimare i vini che degustano o a degustarne solo alcuni. Questo è evidente se si analizza che il punteggio medio dei vini di Vivino è 3.6 su una scala da 1 a 5.
Su Vivino c’è un numero abbastanza limitato di vini di annata: il 2006, per esempio, Lafleur (Pomerol), Ausone, Eglise Clinet e Le Pin hanno pochissime valutazioni degli utenti. Questo probabilmente ha molto a che fare con i prezzi costosi di questi vini (da 243 € per Eglise Clinet a più di 2.400 € per Le Pin secondo l’App Vivino). Viene da chiedersi: di quanti utenti si ha bisogno per garantire una media oggettiva nel sistema di rating pubblico?
Nonostante le perplessità, è innegabile che sempre di più i consumatori si affidano a App come Vivino – ma potremmo citarne altre, ad esempio Wine Searcher o Delectable – dichiarando ad alta voce che il sistema di punteggio dei Wine Influencer tradizionali non è più sufficiente per far spendere cifre importanti nell’acquisto di un vino.
Questo trend si pone a vantaggio della miriade di produttori e uve autoctone italiane, sdoganando un sistema basato sulla popolarità di pochi, per un più popolare sistema di valutazione di tutti i vini, per il quale è sufficiente avere un’etichetta a portata di scan.
La crescente consapevolezza dei consumatori renderà il sistema di rating più affidabile e oggettivo, garantendo un sistema di valutazione ampio e alla portata dei consumatori. Viene da sè che l’educazione dei consumatori sul vino italiano rimane un tema centrale, soprattutto nei paesi in cui l’alfabetizzazione vinicola è ancora agli esordi.
Auspichiamo una evoluzione ed una stabilizzazione di questo fenomeno che potrà rivelarsi estremamente utile per il posizionamento del vino italiano sui mercati internazionali.
Nei prossimi articoli analizzeremo un altro fenomeno: quello dei micro-influencer.