Si tratta di persone comuni, sommelier poco conosciuti o consumatori che quotidianamente condividono sui social i report di assaggi e degustazioni nonché di visite alle varie cantine.
Questi “semisconosciuti” hanno un significativo seguito sui social media, con un range minimo di followers di 1.000 ed un massimo di circa 100.000.
I micro-influencer si occupano di diversi settori tra cui la moda, il design, il food ed il vino.
Recenti studi effettuati da aziende di branding, come HelloSociety e Markerly, evidenziano che questi influencers generano un coinvolgimento superiore nel consumatore medio rispetto a quello degli influencer iconici quali, ad esempio, Robert Parker o James Suckling.
Nello specifico, secondo un report di HubSpot, i micro-influencer hanno un engagement dello 0,10% superiore rispetto ai macro-influencer, nonostante abbiano molti meno followers.
Il successo di queste performance è legato al fatto che i micro-influencer sono percepiti come “autentici” e i loro post funzionano in modo simile al passaparola: quando condivide una foto su un social, è più facile credere che un micro-influencer abbia effettivamente acquistato o bevuto la bottiglia di vino che mostra nel suo post. Tutto questo genera un maggiore engagement da parte del consumatore che tende a ricordare il brand e l’opinione che il post gli ha trasmesso.
I micro-influencer sono sempre molto disponibili con chiunque scriva loro: rispondere e interagire con i consumatori e i followers crea una relazione personalizzata, anche se virtuale.
Dalla relazione instaurata si stabilisce un legame di fiducia e reciprocità: la fiducia e l’autenticità sono oggi i due valori chiave per raggiungere i consumatori contemporanei, soprattutto i millennials.
Come coinvolgere i micro-influencer in una strategia di marketing?
Così come tutte le campagne di marketing, anche quella che vede la discesa in campo dei micro-influencer deve essere ben pianificata e non lasciata al caso.
Innanzitutto, i micro-influencer che sono effettivamente rilevanti ed efficaci sono difficili da identificare: occorre analizzare con pazienza e determinazione i diversi account, capire a che tipo di pubblico si rivolgono e quale posizionamento hanno i brand che sono soliti promuovere.
Nella pianificazione da fare occorre anche tenere ben presente che il singolo post di un micro-influencer non potrà essere sufficiente a garantire la necessaria visibilità: bisogna perciò diversificare rivolgendosi tanti micro-influencer con tempi e modalità differenti l’uno dall’altro.
Come è ovvio, per essere più efficaci è preferibile individuare chi conosce già il vostro brand, magari anche perché ha visitato la cantina e solitamente acquista i vostri vini.
Così come gli influencer (grandi o piccoli che siano) creano una relazione con i loro followers, anche voi committenti dovete instaurare con il vostro testimonial un rapporto di reciprocità che rende unica la vostra relazione: i blogger saranno cosi motivati e fidelizzati, soprattutto se si sentiranno parte attiva della vostra politica di comunicazione che non ha, lo ricordiamo, l’obiettivo di attirare l’attenzione e basta, ma di fidelizzare persone che possano essere interessate al vostro prodotto.
Un’ultima raccomandazione: anche se la rete è internazionale, verificate con attenzione l’area geografica in cui operano gli influencer e verificate che sia quella corrispondente al vostro obiettivo.